lunedì 15 dicembre 2008

“Io non volevo cambiare il mondo..."

Come dice giustamente PdN “gli abruzzesi non ci credono”. E se non ci credono c’è da preoccuparsi. Perché questa è da sempre terra di libertà. Questa mattina guardavo fuori dalla finestra e ammiravo la Maiella e ritornano alla mente i nomi di quei fieri uomini. Qua imperversò l’impeto rivoluzionario di Domenico Valerio detto “Cannone”, contadino di Casoli, di Pasquale Mancini e Salvatore Scenna, di Policarpo Romagnoli, Giovanni Di Sciascio, Domenico Saraceni Qua hanno lasciato il loro sangue “i briganti della libertà”, gli uomini senza padroni, senza partito e senza stellette che gli eserciti alleati poterono ammirare per il loro coraggio, coloro che contribuirono a liberare Bologna e Milano, coloro i quali subirono da parte delle forze cattocomuniste monopilizzanti la storiografia ufficiale sulla “resistenza” per meri scopi di potere di pochi (Togliatti in primis, colui che definiva i soldati italiani in russia “miserabili mandolinisti”….), che occuparono le nuove istituzioni repubblicane nell’immediato dopoguerra, l’onta del mancato riconoscimento del loro valore e del sacrificio dei loro commilitoni soltanto perché di difficile catalogazione politica secondo gli schemi imposti da Togliatti e dai democristiani. Umiliati dai comunisti e dai riciclati fascisti ma mai domi. Qua lasciò il suo sangue l’eroe inglese Lionel Wingram, il protettore degli abruzzesi liberi. Qua combatterono e trovarono protezione le bande armate dell’esercito rivoluzionario del Sud, coloro i quali dalla storiografia serva dei vincitori vengono semplicemente chiamati “briganti” e invece furono dei patrioti. Su queste balze venivano reclutati i giovani figli delle nobili famiglie sannite che andavano a costituire la “legio linteata”, il reparto suicida legato dal sommo giuramento di morte fatto insieme ai compagni d’armi nel cerchio sacro del telo di lino secondo i rituali di un popolo civilissimo, venuto a contato con i greci ben prima dei romani… Duri montanari che fecero sfilare i romani alle forche caudine, che sostennero Annibale, che furono piegati, dopo duecento anni, solo perché mancava loro lo sbocco in mare .Da sempre gli abruzzesi hanno un alto senso della loro terra, del loro vivere in pace con se stessi e con gli altri, ma….





“Io non volevo cambiare il mondo: volevo solo vivere in pace”. (Domenico Troilo, vice comandante e responsabile militare della Brigata Maiella)

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