giovedì 6 novembre 2008

MENO MALE CHE C'E' CLAUDIO...

fusse che fusse la vorta bbona!!!!


ASSOCIAZIONE NAZIONALE ENERGIA DEL VENTO
EOLICA MEDITERRANEAN EXPO 2008
“AZIONI DI SOSTEGNO PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DELLE FONTI RINNOVABILI”
(Roma, 1° ottobre 2008)

MESSAGGIO DEL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
ON. CLAUDIO SCAJOLA

Grazie dottor Togni.
Signore e signori, amici imprenditori,
sono lieto di partecipare oggi a questo convegno, che offre una preziosa opportunità di riflessione sulle prospettive del settore energetico nazionale e sul ruolo essenziale che le fonti rinnovabili possono svolgere per uno sviluppo sostenibile sotto il profilo ambientale ed economico. Le sfide del cambiamento climatico globale, l’impetuosa crescita della domanda di materie prime energetiche, la volatilità delle quotazioni del greggio, i cui recenti picchi hanno messo a dura prova le nostre economie, hanno imposto ovunque un ripensamento delle tradizionali Strategie ed il loro adeguamento alle mutate esigenze.
Questa necessità assume per l’Italia carattere di particolare urgenza. L’incoerente politica energetica del passato, costellata di mancate decisioni e clamorosi errori, ha lasciato una pesante eredità. Dipendiamo dall’estero per ben l’85% del nostro fabbisogno (il 35% in più della media europea), le importazioni energetiche pesano per 60 miliardi di euro sulla bilancia commerciale e la nostra bolletta elettrica è più cara del 30% rispetto ai principali Paesi europei. Le previsioni di qualificati istituti indicano che, in assenza di correttivi, la situazione è destinata a diventare ancora più critica: se la maggior parte del crescente fabbisogno nazionale continuerà ad essere soddisfatta, come accade oggi, dai combustibili fossili, nel 2020 la nostra dipendenza dall’estero supererà il 90%. Le cause di questa preoccupante situazione sono molteplici. Il Paese ha puntato su un numero troppo ristretto di fonti di energia, per giunta concentrate largamente in aree geografiche ad elevato rischio di instabilità. Con il referendum del 1987, abbiamo rinunciato al nucleare, l’unica fonte in grado di assicurare energia su vasta scala, a costi competitivi e senza emissioni di gas ad effetto serra. rispetto ai più diretti concorrenti europei, l’Italia risulta, inoltre, penalizzata da arretratezze infrastrutturali, insufficienti investimenti in ricerca, squilibri nel mix energetico. Il nostro mix elettrico è costituito da un uso eccessivo di gas e petrolio (oltre il 60%), un modesto impiego di carbone (circa il 14%) e un apporto delle fonti rinnovabili ancora insufficiente: nel 2007, nonostante la crescita in termini di potenza installata, la produzione è, infatti, rimasta tendenzialmente stabile, attestandosi su un livello di 50 teraWatt/ora annui. La produzione rinnovabile stenta, quindi, a decollare ed anzi nell’ultimo anno l’apporto di queste fonti alla produzione totale è addirittura calato. Gli incrementi di produzione forniti da geotermico, eolico, solare e biomasse non hanno, infatti, compensato la forte contrazione della produzione idroelettrica (-11,3%) con la conseguenza che nel 2007 il rapporto tra produzione da fonti rinnovabili e produzione totale è sceso al 15,7%, registrando il minimo storico degli ultimi 15 anni! Si consolida così il divario rispetto a molti Paesi del Nord Europa. Si è giunti al paradosso che Germania e Olanda producono molta più energia fotovoltaica di quanta ne produce il nostro Paese, che pure può contare su più favorevoli condizioni climatiche. Anche la produzione di energia eolica ci vede in ritardo: l’Italia, con i suoi circa 2.700 MegaWatt, si colloca ben lontana da Germania (22.200 MW), Stati Uniti (16.800 MW), Spagna (15.100 MW), India (8.000 MW), Cina (6.000 MW) e Danimarca (3.100 MW). Ancora meno confortante è il paragone con gli altri Paesi se si considera la quota di domanda elettrica coperta dall’eolico: nel 2007 l’Italia ha registrato un modesto 1,7%, a fronte del 21% della Danimarca, del 12% della Spagna, del 9% del Portogallo e del 7% della Germania. Intendiamo porre fine a questa inaccettabile situazione e, a questo scopo, abbiamo messo a punto un articolato pacchetto di misure, con la prospettiva di innalzare la quota di produzione elettrica da fonti rinnovabili dall’attuale 16-17% fino al 25%, in linea con gli obiettivi fissati a livello europeo. Il riequilibrio del mix di generazione elettrica sarà completato dal 50% di combustibili fossili e dal 25% di nucleare, senza il cui apporto nessuna strategia di riduzione della dipendenza dall’estero e della vulnerabilità del nostro sistema energetico può ritenersi credibile.
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Cari amici,
l’obiettivo di incrementare la quota di generazione da fonti rinnovabili deve essere perseguito selezionando con la massima cura i progetti incentivabili, concentrando le risorse sulle iniziative migliori, in grado di assicurare produzioni maggiori e costanti nel tempo. Solo attraverso una attenta analisi dell’effettivo potenziale di ogni fonte è possibile evitare il rischio che vengano finanziate iniziative puramente speculative e prive di prospettive concrete. Proprio nel settore eolico, al quale è dedicata questa manifestazione, non sempre gli ingenti investimenti effettuati hanno assicurato i risultati attesi. Non possiamo più permetterci questo lusso. Al contrario, dobbiamo puntare a valorizzare a pieno le rilevanti potenzialità che l’eolico ancora presenta nel nostro Paese. Secondo le stime effettuate dal Ministero dello sviluppo economico e dall’ENEA, vi sono ancora 12.000 MW di potenza da installare, con una produzione potenziale di 23 TeraWatt/ora.
E le stime potrebbero essere ancora più elevate, proprio come indicato nello studio presentato da ANEV, se si considerano le prospettive di sviluppo degli impianti offshore, soprattutto nel Mezzogiorno. Sfruttare queste risorse vuol dire disporre di maggiore energia, ridurre le importazioni e le emissioni di gas serra. Ma la valorizzazione del settore eolico può avere positivi effetti anche sul piano occupazionale. Si calcola che, grazie alla realizzazione dei campi eolici si siano creati 35.000 nuovi posti di lavoro in Spagna, 80.000 in Germania, 22.000 in Danimarca, mentre in Italia, tra occupazione diretta e indiretta i lavoratori impiegati sarebbero già alcune migliaia.
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Caro Presidente,
l’azione del Governo a sostegno del settore eolico e delle altre fonti rinnovabili si concentra principalmente su tre linee di intervento: adeguamento delle normative, semplificazione, innovazione. Stiamo procedendo alla definizione di un nuovo quadro normativo, certo e condiviso. Abbiamo già predisposto e presentato agli operatori una prima bozza di decreto di riassetto degli incentivi, che contiamo di perfezionare nelle prossime settimane. È necessario anche un maggiore coordinamento delle diverse norme che si sono susseguite in questi ultimi anni, la cui frammentarietà è spesso fonte di confusione e disorientamento. Il nostro auspicio è di poter giungere all’adozione di un Testo unico, che potrà essere predisposto solo dopo che la normativa nazionale e comunitaria si sarà stabilizzata, anche per effetto del recepimento del pacchetto europeo su clima e energia. Per attuare questi interventi di razionalizzazione normativa, contiamo sul Vostro contribuito di riflessione e proposta, che potranno trovare nell’Osservatorio nazionale delle fonti rinnovabili la sede più appropriata di approfondimento.
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Cari imprenditori,
l’eccesso di burocrazia, la lentezza e la macchinosità delle procedure di autorizzazione e di collegamento degli impianti alla rete elettrica si traducono sostanzialmente in maggiori costi che, a loro volta, si riflettono anche sugli incentivi: tanto maggiori sono le complicazioni burocratiche, tanto minore è la “bancabilità” dei progetti e tanto più elevato è il livello di incentivazione necessario. Intendiamo porre fine a questo circolo vizioso, avviando un deciso intervento di semplificazione delle procedure, da definire d’intesa con le Regioni. A questo scopo, le attese linee guida per il procedimento di autorizzazione degli impianti, previste dal decreto legislativo n. 387 del 2003, potrebbero fornire un utile contributo di chiarimento. Ma stiamo pensando anche a soluzioni alternative e, nella stessa prospettiva di semplificazione e armonizzazione delle procedure, abbiamo presentato alla Camera un emendamento che favorisce un maggiore coordinamento tra Stato, Regioni ed enti locali nella definizione del regime autorizzativo degli impianti. Con analoghe misure di semplificazione, stiamo creando le condizioni per una decisa accelerazione degli investimenti nelle reti di interconnessione elettrica, che consentiranno di assorbire la produzione “intermittente” degli impianti eolici senza causare problemi di continuità nella fornitura.
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Gli interventi normativi non sono però, da soli, sufficienti a garantire lo sviluppo dell’eolico: occorre anche che l’Italia acquisisca le necessarie competenze tecnologiche, dotandosi di una filiera industriale in grado di sostenere la crescita del settore. I nostri strumenti per incentivare l’innovazione tecnologica ed il programma europeo per le fonti rinnovabili, già si muovono in questa direzione. Il piano nazionale di promozione di progetti innovativi consentirà di riacquistare margini di competitività sul piano tecnologico nel settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, riducendo la posizione di “dipendenza tecnologica” che attualmente penalizza le nostre imprese. Inoltre, il Piano interregionale sulle energie rinnovabili mette a disposizione risorse per oltre 2 miliardi di euro fino al 2015, destinate alle regioni del Mezzogiorno, particolarmente ricche di fonti primarie rinnovabili. Nell’erogazione di queste risorse applicheremo criteri rigorosi, in grado di selezionare i progetti con le migliori prospettive di sviluppo. Dobbiamo puntare su livelli di eccellenza, su iniziative che siano sostenibili sul piano finanziario, compatibili con l’ambiente e tecnologicamente all’avanguardia. Solo così potremo recuperare i ritardi accumulati nel passato, sostenere le fonti rinnovabili, valorizzare l’enorme potenziale dell’eolico e contribuire in modo concreto al riequilibrio del nostro mix energetico, con vantaggi significativi per le imprese, le famiglie e la competitività dell’intero Paese.

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